mercoledì 25 gennaio 2012

Il fascismo e le banche

Nell'ambiente neo-fascista si sente spesso parlare di collusione degli apparati dello stato con le logge massonico-affaristiche, con speciale riguardo all'attuale sistema democratico vigente. Sono d'accordo. Tuttavia, sarebbe onesto che si riconoscesse - una volta per tutte - che anche il fascismo ne prese felicemente parte o comunque non ne fu completamente estraneo. In particolare, dal 1919 al 1925, dall'Archivio di Stato, del fondo relativo alla Mostra della RIVOLUZIRivoluzione Fascista, emerge il fatto incontrovertibile che il fascismo fu ampiamente foraggiato da Banche ed imprese italiane al fine (prima e durante la Grande guerra) di convincere il proletariato e buona parte dei socialisti massimalisti su posizioni interventiste. Posizioni che appoggiavano le demo-plutocrazie francesi ed anglosassoni. Posizioni che erano - senza tema di smentita - estranee agli interessi del proletariato italiano… il tutto incensato da fiumi di retorica nazional-patriottarda. Inoltre, l'Italia, venendo meno alla parola data, tramite l'adesione ad un patto sottoscritto, cambiò bandiera ed alleanze. Alla faccia dello sbandierato "onore" di mussoliniana memoria! Questo dimostra, senza tema di smentita, che il movimento fascista non fu in alcun modo un movimento rivoluzionario, ma un movimento reazionario al servizio della Monarchia Sabauda. La prova del nove la si può riscontrare nel raggiungimento della famigerata "quota novanta". Spacciata dal regime come un successo, essa  rappresentò in realtà la fine delle imprese italiane. Diverse correnti del fascismo avrebbero auspicato la nazionalizzazione della Banca d'Italia; il duce, però, era sotto lo schiaffo dei "poteri forti", in particolare della Federal Reserve e dalla Banca d’Inghilterra, che minacciavano di sabotare la stabilità della moneta italiana. Montagu Norman, governatore della famigerata Banca d'Inghilterra e Benjamin Strong, governatore della Federal Reserve, tenevano sotto scacco Mussolini affinché mantenesse alla guida della Banca d'Italia Bonaldo Stringer, primo responsabile dell'istituto di emissione, nonché uomo di paglia dei poteri forti. Per raggiungere gli obiettivi prefissati  furono applicate le più sciagurate misure antipopolari. Così furono bruciati ingenti quantitativi di cartamoneta, proprio per raggiungere lo scopo dettato dalle Banche Centrali di emissione.
Le opinioni di Stati Uniti e Gran Bretagna avevano particolarmente peso perché proprio con queste due nazioni il Governo italiano si era indebitato negli anni della Prima Guerra Mondiale, per finanziare i propri impegni militari. A causa di ciò il debito pubblico italiano si era gonfiato a dismisura fino a raggiungere il 150% del PIL. Il debito pubblico fu pagato in maggior parte con le rimesse degli emigranti italiani all'estero! Altro che abilità di MUSSOLINI!

Non a caso Mussolini non fece alcuna rivoluzione. La cosiddetta "Marcia su Roma" fu un Bluff. Il Re non avrebbe avuto alcuna difficoltà a fermare quella marmaglia male armata. All'epoca si temeva infatti che il "morbo bolscevico" potesse contaggiare anche il Bel Paese, ragion per cui, invece di fermare la marcia su Roma, si invitò Mussolini a Palazzo Chigi. In altre parole, il fascismo, almeno inizialmente, seguì pedissiquamente la politica di Cavour, che voleva l'Italia saldamente ancorata agli interessi anglo-francesi. La cosiddetta "rivoluzione delle camicie nere", in effetti,  portava a compimento quanto iniziò Garibaldi con le sue "camicie rosse"... Non per niente, Mussolini, il 24 ottobre del 1922, in Piazza del Plebiscito, a Napoli, di fronte a decine di migliaia di fascisti pronti alla Marcia su Roma, portò con sé l’ultimo garibaldino in vita, proprio per significare la continuità e l'unità d'intenti presenti nei due movimenti. In altre parole, non ci si rendeva conto (o si faceva finta) di quali potentati economici erano stati favoriti nella creazione dell'unità d'Italia.
Quindi ai fondi francesi vanno aggiunti senza dubbio quelli italiani.
Successivamente, una volta finita la guerra e messi in un angolo i socialisti, si rese necessario foraggiare il movimento fascista e aprire le porte delle istituzioni, al fine di scongiurare una rivoluzione popolare. E' interessante notare come tali "approvvigionamenti" non si limitarono al periodo bellico (grande Guerra) ma continuarono fino al 1925, in pieno periodo mussoliniano.
Fa specie leggere l'ammontare delle cifre fra cui, per gli amanti dei numeri:
Montecatini £.20.000, Nigler & Kupfer £.8000, Unione concimi chimici £15.000, Banca Biellese £.10.000, altre banche da 500 a £.50.000, Cotonifici e Società Elettriche altre migliaia e migliaia di Lire!
Tanto si doveva per amor della verità.
©  Aramis

8 commenti:

  1. Ma la nazionalizzazione del 1925 fu positiva?

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    1. Di quale nazionalizzazione parli? Di quella del tempo libero?

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    2. Di quella di Banca d'Italia, furbone!. Che però avvenne nel 1936.

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  2. Per la precisione. Mussolini, con R.D. 1067/36 dichiarò B.I. "Istituto di diritto pubblico" Il che faceva della nostra Banca Centrale un prestatore di ultima istanza. Pur rimanendo la proprietà della Banca in mani private. Un pò come oggi è la Fed.La quale gira gli interessi che percepisce sui titoli, allo Stato USA.

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  3. praticamente una glass-stegal act...non male affatto
    L'istituto della specializzazione temporale e istituzionale, ovvero della distinzione tra attività bancaria a breve (aziende di credito ordinario) e attività bancaria a medio-lungo termine (istituti di credito) era stato introdotto con la riforma bancaria ex R.D.L. 12 marzo 1936, n. 375.

    Essa, nata su iniziativa di Alberto Beneduce e Donato Menichella, poneva fine al modello di banca mista della quale fu premessa necessaria la creazione dei gruppi a controllo pubblico IRI, che servì al risanamento bancario ed IMI, deputata al credito industriale. La "riforma Menichella", come venne ribattezzata, aveva vietato alle banche di credito ordinario di operare nel settore del credito industriale, fissando un regime di controllo da parte della Banca d'Italia e lasciando, di conseguenza, al mercato finanziario i compiti di finanziamento dei programmi di sviluppo dell'apparato industriale. La Banca Commerciale Italiana, il Credito italiano e il Banco di Roma assunsero la qualifica di Banche di Interesse Nazionale.

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    1. Alberto Beneduce, Bonaldo Stringher e, non ultimo, il Conte Volpi di Misurata Un trio di banchieri, massoni e affaristi.

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